martedì 30 agosto 2016

[Pensieri fra le pagine: Shibumi] Per annoiare.

Ciao tu!

In questi giorni, come già accennato, sto pubblicando tutti i commentoni che non sono riuscita a postare o a scrivere prima. 
Finalmente sto prendendo un buon ritmo con le mie letture e non posso esserne più felice vista la moltitudine di titoli che ho in libreria. Oggi in particolare voglio parlare di un titolo su cui avevo delle aspettative che sono state pesantemente deluse. Ma andiamo con ordine.

INFO

Titolo: Shibumi. Il ritorno delle gru
Autore: Trevanian
Genere: Thriller
Pagine: 557
Formato: Brossura
Editore: Bompiani (collana Narratori stranieri)
Anno: 2011
Disponibilità (ad oggi): in commercio
Prezzo: 19,00€


TRAMA

Nell'antichissimo gioco giapponese del Gò, l'immagine delle gru che fanno ritorno al loro nido e vi si rifugiano simboleggia il ritiro dalla lotta di uno dei contendenti. Nikolaj Hel - il protagonista di questo romanzo - lo sa molto bene. Ultimo discendente di una nobile famiglia russa emigrata a Shangai, adottato da un nobile guerriero giapponese e educato agli ideali orientali, Nikolaj si oppone ai valori occidentali - il denaro, l'interesse, il successo - dilaganti dopo la fine della guerra. Esercita la sua forza interiore, mirando all'equilibrio che porta all'azione irripetibile. Sfruttando le sue doti quasi mistiche e la sua tecnica micidiale di combattimento, diventa una pedina decisiva, ma invisibile, al di sopra del gioco nel quale è coinvolto. Hel è infatti capace del "nudo uccidere", un sistema che permette di utilizzare i comuni oggetti di uso quotidiano come armi mortali. 


VOTO PERSONALE:

COMMENTONE PREGNO SUL LIBRO:

Mi basta poco per innamorarmi di qualcosa quando si parla di Giappone in generale e Shibumi non ha fatto eccezione, racchiudendo dentro di sé due cose che apprezzo nelle storie di finzione: Giappone e assassini. 
Non leggo spesso storie a sfondo thriller ma quelle poche volte che lo faccio tendo ad esaltarmi fin troppo prima ancora di aprire il romanzo; nel caso del Manuale dello stagista killer posso dire che mi andò di lusso, infatti mi piacque assai mentre per quanto riguarda Shibumi posso solo urlare ai quattro venti il mio cocente disappunto. Perché Shibumi, almeno per come la vedo io, vorrebbe essere qualcosa che in realtà non è. È stato praticamente spacciato al mondo quasi come una spy story ma di tutto ciò credo che abbia ben poco. Vorrebbe infatti essere una figata pazzesca con un protagonista carismatico e pressocché perfetto ma bastano poche pagine per inquadrare quello che è realmente è: un libro noioso scritto in modo tedioso e fin troppo prolisso che punta i riflettori su un uomo dipinto come una divintà sia per il suo fascino che per le sue abilità straordinarie; un protagonista che vorrebbe o dovrebbe suscitare almeno simpatia ma che invece fa solo provare l'irrefrenabile istinto di prenderlo a schiaffi fin da quando compare sulla scena.  
Volendo approfondire ulteriormente la questione, oltre alla mancanza nuda e cruda di qualsivoglia capacità di interessare in alcun modo il lettore, le spiegazioni si sprecano talmente tanto che non si trovano nemmeno con una muta di cani addestrati e c'è il sempreverde pensiero del 'I sentimenti sono una cosa brutta.' Non c'è niente che sappia regalare emozioni in questo romanzo se non si conta la noia, sopraggiunta in particolar modo in una delle parti più inutili di questo romanzo: la descrizione di trenta pagine delle caverne basche. Ora, io pensavo di leggere un romanzo e non un trattato di speleologia, ma evidentemente Ibs deve aver messo Shibumi nel reparto narrativa per una stupida disattenzione ed io da brava pirla l'ho comprato come romanzo. Sicuramente lo scrittore doveva far notare a tutti noi poveri cristi che abbiamo letto il libro quanto fosse bravo e colto lui. Eh già, perché noi siamo tutti coglioni dal momento che la vastità del cazzo che ce ne frega quando si parla di speleologia copre mezza Italia. Ma andiamo oltre per favore, sento un malessere prepotente allo stomaco dovuto al nervoso.

Non mi voglio nemmeno dilungare sulla trama in sé, la quale tutto sommato era anche interessante e carina, penosamente rovinata da quello spocchioso individuo che è lo scrittore, impegnato a pavoneggiarsi con la sua cultura e predicando luoghi comuni su tutte le etnie umane comparse in questo libro: gli italiani fanno quindi la figura dei donnaioli incompetenti già nelle prime due decine di pagine a dir tanto, gli americani sono solo avidi mercanti... potrei stare qui a dire tutti i pregiudizi sciorinati nel libro se non fosse che non ho né la voglia di farlo né tantomeno l'interesse a ricordarmeli, visto che di questo libro ricordo maggiormente le sensazioni che gli avvenimenti successi. 
Il romanzo infatti non lascia nulla al lettore se non una noia sconfinata e domande che non avranno risposta, come ad esempio il motivo per cui questo libro è stato acquistato fin dal principio. 
 
I personaggi dovrebbero essere il fulcro in ogni storia, soprattutto in una come questa a mio avviso, dove gli avvenimenti vengono narrati da varie prospettive, quelle dei personaggi per l'appunto. Ma cosa succede se questi ultimi sono spessi come carta velina ed interessanti come il mal di stomaco che mi perseguita prima del ciclo? Succede che ti ritrovi per le mani una lettura stracciaovaie che si fa interessante solo a tratti, come quando vai sott'acqua e puntualmente devi risalire a galla per riprendere fiato prima di buttarti nuovamente nelle profondità marine. 
L'unica sensazione che riuscivo a provare durante la lettura era quella di vedere una persona tutto sommato normale in un mondo di deficienti, cosa che ha potuto solo far peggiorare ulteriormente una storia che già di suo stava sprofondando nella melma e nella noia da tempo immemore.

Il finale è qualcosa di imbarazzante e di cui non voglio nemmeno parlare, limitandomi a dire che semplicemente è il finale perfetto per una storia come quella narrata in Shibumi: sciapo, senza senso, spessore o qualsivoglia emozione. Anzi, un'emozione nel finale esiste: la gratitudine per aver finalmente posto un macigno su questa storia altrettanto pesante ed inutile. 
Non me ne voglia nessuno dei lettori che hanno apprezzato la storia già quando uscì la prima volta negli anni '70, per carità, ma io provo quasi rancore nei confronti di questo romanzo: la trama e i commenti letti in giro su internet mi avevano dato un'idea falsata della storia e dei suoi personaggi, spacciandomi il tutto per un grande pezzo di letteratura contemporanea, cosa che può solo dimostrare quanto io ed il resto del mondo letterario viaggiamo spesso su binari differenti.  
Detto questo non consiglierei questo libro nemmeno a qualcuno che mi sta pesantemente sulle palle perché il rancore va bene ma c'è limite a tutto, perfino alla cattiveria umana. 

 

2 commenti:

  1. Muahahaha, troppo bello, un Commentone Pregnissimo! *rotola* XD Non ho letto Shibumi (nè mai lo farò, grazie Fiorellino ^^) ma ho capito bene a che tipo di libri appartiene: i sopravvalutati, ed è un genere che purtroppo conta molti titoli. Me ne sono capitati pessimi esempi, e tutti erano accomunati da tre cose: prolissità, autore presuntuoso senza motivi per esserlo, personaggi e storia spessore pozzanghera. Che bellezza. *ironia mode* Ora puoi passare oltre, e visto che il tomo è un mattone in tutti i sensi, usalo come fermaporta, avrà una sua utilità! ^_-

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    1. Sono contenta che il Commentone ti sia piaciuto!
      Ti sconsiglio caldamente questo romanzo ma vedo che hai già capito al volo che è come la peste quindi non insisto. :P

      Per quanto riguarda le opere sopravvalutate posso solo quotare in toto. La cosa che mi lascia più perplessa però è l'idea che un romanzo come questo sia un capolavoro. Ma essere oggettivi è così difficile?

      Lo regalo se serve! xD

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