venerdì 16 maggio 2014

[Recensione Filmosa: Secretly and Greatly] « Se potessi rinascere, vorrei essere il vicino che vive accanto alla tua normale famiglia. »

Trama: L'agente segreto nordcoreano Ryu Han ha ricevuto
il compito di infiltrarsi in Sud Corea come spia,
e così per due anni, nel ruolo dello scemo del villaggio di una cittadina rurale osserva le abitudini
della popolazione e intanto attende pazientemente nuovi ordini dai suoi superiori.
Un giorno, altre due spie, Hae Rang - che vestirà i panni di una rock star -
e Hae Jin - che si dovrà invece adattare alla vita di comune studente -
vengono mandati nella stessa cittadina di Ryu Han, che li aiuterà ad abituarsi alla vita nel sud.
Ma improvvisamente i tre agenti ricevono un ordine inaspettato: suicidarsi.


Il mio voto:
★★★★


Il mio commento:


Devo dire che non mi sarei mai aspettata un film così... intenso. E' iniziato come un film qualunque per passare un paio d'ore ripiegando su un film anziché un drama e mi sono ritrovata un film che mi ha fatto innamorare del trio di spie, con le loro personalità, i loro doveri e in un certo senso, anche con i loro pensieri. Perché mai tiro in ballo i pensieri, direte voi. Questo film ha proprio un divisorio: la prima ora piangi dalle risate, mentre nella seconda parte piangi e basta. Ecco come potrei descriverlo in poche parole. Quando uno inizia un film dove vedi chiaramente l'ironia di mandare una spia che parla cinque lingue, che è praticamente eccellente in tutto ciò che fa - insomma, che ti chiedi se sia il fratello perduto per strada di Superman -, e ritrovartelo davanti dopo un salto temporale di due anni a fare lo scemo del villaggio che si becca i sassolini in testa da due ragazzini , che per inciso avrei preso a mazzuolate in faccia, e se ne sta lì a rendersi ancora più ridicolo, due domande te le poni tra una risata e l'altra. ;)

Si evince già dopo poco aver iniziato la visione il messaggio forte e imponente che questo film cerca di mandare: è un film contro il militarismo e un'idea malata di nazionalismo dove per amore della Patria si può fare tutto, anche morire. In questo caso, viene portata in scena dalla Corea del Nord ma nella storia del cinema ma anche nella storia dell'umanità ci sono moltissimi esempi che possono essere portati ad esempio di quanto sia vera l'idea che si possono plasmare menti e persone e far credere loro di essere nel giusto quando non è così, o comunque non è in quel modo che si parteggia per la giustizia.

Ryu Hwan, o lo scemo del villaggio.
I tre protagonisti si trovano davanti a questa grande montagna che è la loro Patria, quando quest'ultima inaspettatamente manda loro , e agli altri membri dell'unità di cui fanno parte, un ultimo grande ordine: suicidarsi. 
Improvvisamente il silenzio radio che aveva tenuto loro compagnia cessa di esistere e questi tre si trovano davanti ad una scelta monumentale: morire per la Patria o essere bollati come traditori ed essere uccisi da un ufficiale in grado più alto del loro? 
Una delle cose peggiori, che proprio lasciano di stucco, è che questi tre vengono semplicemente bollati come traditori per una semplice domanda; pensano con la loro testa chiedendosi se sia davvero così giusto suicidarsi come tutti gli altri compagni nel frattempo hanno fatto, e per questo la punizione è il marchio di traditore. 

Il personaggio che più ho amato, dall'inizio, è stato proprio lo scemo del villaggio, Ryu Hwan - quello delle cinque lingue sopracitato per capirci - anche se non saprei dare una spiegazione effetiva. Una cosa è certa: io e lui amiamo enormemente le nostre mamme. :)

Il chitarraro punk, che come prima motivazione ha l'essere
Il rockettaro punk.
contro suo padre in quello che proprio è un vero e proprio senso di ribellione nei confronti del genitore, è forse quello che più di tutti è sempre stato il più consapevole del trio sulla costrizione che li guida ciecamente.


Lo studente, o come lo chiamo io, il cucciolotto del gruppo 
E ultimo, ma non per importanza, il cucciolotto del gruppo. A me ha fatto subito una tenerezza questo personaggio perché è quello più giovane, è ancora quel tipo di soldato che non si pone una domanda manco per scherzo - non che gli altri due stiano sempre a mettere in dubbio gli ordini dall'alto, eh - ma lui ha proprio quell'idea splendente di star servendo la Patria che tanto ama e pensa che seguire gli ordini e avere cieca obbedienza sia la cosa migliore da fare. Non per questo il ragazzo è un deficiente, sia ben chiaro. Semplicemente a lui è stato inculcata, fin da piccolo, questa idea distorta e in un certo senso malata e come ogni bravo ragazzino, cerca di soddisfare le persone a lui vicine facendo ciò che gli è stato chiesto. E' altresì bellissima quella fedeltà assoluta che prova nei confronti di Ryu Hwan. 
Forse io parlo così perché vedere quella scena straziante dei soldati che si suicidavano per il bene , è stato terrificante, uno scempio a tutti gli effetti; bisogna però considerare che loro lo hanno visto come un puro atto di fede, credendo davvero che morire fosse l'unica soluzione possibile

E' stato comunque bellissimo - ed in un certo senso ha anche risvegliato un barlume di speranza in me - vedere questi tre che si sono guardati dentro e hanno deciso che ci poteva essere qualcosa di diverso dal morire, iniziando a combattere in quello che credevano giusto. Purtroppo è stato anche questo di una tristezza senza eguali perché il loro destino era segnato fin da principio. 

Insomma , questo film l'ho iniziato per cazzeggio estremo come un qualcosa di riempitivo, che mi facesse passare il tempo tranquillamente e alla fine ho trovato una perla che mi ha fatto riflettere anche nella prima parte, quella delle risate. I pensieri di Ryu Hwan sugli abitanti del piccolo villaggio sono stati davvero troppo forti, con la sua visione del mondo diametralmente opposta a quella dei suoi abitanti. Ed è il villaggio lo sfondo dei siparietti della prima parte del film, uno tra tutti, quello della pulizia delle alici da parte dei nostri compagni d'avventura: un Ryu Hwan ormai abituatosi , un rockettaro punk che continua a lamentarsi dicendo che la vecchietta del negozio può anche farselo da sola e il cucciolotto del gruppo che esegue gli ordini. 

E' un film che , tra le prime domande che mi ha fatto porre, ha tirato fuori dal cilindro questa: E' colpa loro? O è colpa di chi li ha trasformati in quello che sono diventati? La risposta a me è apparsa subito chiara. 

Il trio: il punk, lo scemo del villaggio e lo studente.
Io posso solo dire che alla fine io ho sinceramente sperato che ciò che si proiettava all'orizzonte non fosse quello che poi sarebbe accaduto, una sorta di incubo partorito dalla mia mente nonostante fossi sveglia. Non potevo, anzi, non volevo credere che la fine sarebbe stata straziante, che mi avrebbe fatto così male , che sarebbe stata così profondamente ingiusta ma invece così è stato e io mi sono sentita quasi impotente. Credo che sia il classico caso in cui una persona si ritrova a pensare che i cadaveri dei buoni sono su di una pila di cadaveri, vittime di una guerra atroce in cui hanno sacrificato loro stessi per un bene supremo, e che invece i cattivi sovrastano la montagna sedendo su di un trono scintillante che sembra essere fatto apposta per loro.

Morale: la giustizia non credo sia di questo mondo. Questa però è quella a cui sono arrivata io, forte delle mie esperienze, dei miei pensieri e delle situazioni che, come un fiore, si sono schiuse davanti a me. Magari chi vedrà il film, o chi già lo ha visto, ha avuto impressioni diverse. Chi vivrà , vedrà, giusto? ;)



 

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